Un ottimo strumento per orientarsi nelle acque impervie della pubblica amministrazione da consiglieri comunali, da sindaci o da appassionati è il Vademecum dell’Amministratore Locale curato dall’ANCI a firma dell’esperto Amedeo Scarsella. Gli ultimi capitoli, quelli più interessanti, sono dedicati ai doveri e alle responsabilità degli amministratori locali. Non può non colpire quella citazione del Prof. Di Rienzo, sulla leadership etica che riportiamo: “Gli amministratori pubblici rappresentano (insieme alla dirigenza, nell’ambito delle rispettive sfere di competenza) la leadership dei Comuni. E i leader sono, metaforicamente, delle regole ambulanti [..]“.
Quali regole?
Le regole di cui parliamo non sono solo procedurali ma rimandano a principi di correttezza di cui gli amministratori sono responsabili per via della loro “leadership”. I cittadini e i dipendenti pubblici, come fa capire lo stesso Vademecum, assimilano spesso i valori di riferimento insiti nel comportamento degli amministratori. Si configura una leadership etica che rivendica un ruolo esemplare.
Proprio per questo ruolo di buon esempio a cui sono richiamati coloro che ricoprono cariche istituzionali nei comuni, Il Vademecum insiste nel tentativo di declinare concretamente le responsabilità di cui parliamo. Nel capitolo 12 troviamo dei piccoli aneddoti immaginari nei quali il testo prova a consigliare all’anonimo amministratore di turno quale comportamento risponda meglio all’etica del piccolo leader locale (Vedi 12.3.1 in poi). Spesso il bivio è fra la convenienza politica o personale e il timore di sbagliare. Spesso c’è una terza soluzione equilibrata, etica, realistica.
Torniamo a noi
Il faro di Si Può è sempre stato la Costituzione. L’articolo 97 e il 54 devono ispirare le migliori consuetudini in merito al comportamento degli amministratori.
“[…] I pubblici uffici sono organizzati secondo disposizioni di legge, in modo che siano assicurati il buon andamento e l’imparzialità dell’amministrazione […]” – Art. 97
“[..] I cittadini cui sono affidate funzioni pubbliche hanno il dovere di adempierle con disciplina ed onore […]” – Art. 54
Qual è il migliore modo per fare fede a questi principi di disciplina, di onore, di imparzialità quando si ricopre un incarico in Comune? Secondo il Vademecum di cui prima ci dovrebbe essere almeno un codice etico individuale. Ciascuno con le proprie convinzioni e le sfide più sentite dovrebbe crearsene uno e cercare di rispettarlo. Senza imposizioni dall’alto, proprio in ossequio al concetto di responsabilità.
Spunti per un buon codice etico
A questo punto, ci premuriamo di suggerire alcuni spunti per un codice etico dell’amministratore locale, che chiunque dei lettori potrà se lo vorrà adottare personalmente. Chissà che non facciano pensare a situazioni affini a quelle di cui abbiamo sentito parlare nelle settimane precedenti.
- Non citare personalmente dei privati cittadini. Quando non è necessario. Quando si intende rivolgere messaggi di reprimenda o di attacco sperando in una rendita elettorale. Oppure per vaghi e impliciti fini politici. La questione è di stile istituzionale, ma è anche di rispetto del concetto di imparzialità. C’è inoltre un tema di proporzione che non sfuggirà a chi fa l’amministratore. Di proporzione fra il peso che può avere un messaggio veicolato da un consigliere con deleghe importanti o da un assessore nei confronti di un cittadino che non ha la stessa cassa di risonanza, la stessa visibilità, la stessa corazza difensiva.
- Non veicolare informazioni allusive, incomplete sapendo che ciò possa ledere l’integrità dei propri colleghi politici, solo per guadagnare un’attenzione non abbastanza data dal pubblico
- Cercare di non usare fotografie raffiguranti i propri avversari politici quando possono essere usate per ridicolizzare personalmente. Quando possono essere sfruttate per farne una caricatura, per trasmettere un’immagine non realistica, irrispettosa del decoro che dovrebbe appartenere a chi governa, a chi amministra, a chi fa opposizione.
- Saper distinguere i canali di comunicazione che appartengono al Comune e quindi sono di tutti quanti, dai canali squisitamente politici che si prestano maggiormente ad una legittima comunicazione politica e financo propagandistica